
Stilisticamente l’ho trovato migliore del primo, si fa leggere benissimo, è incalzante e mantiene il ritmo, il problema è che manca di contenuti.
Si parla, come dice il titolo, di una fuga. Per tutto il libro, dall'inizio alla fine. E’ meno accattivante di “Il labirinto” e pur non essendo certo brutto sembra messo lì per fare da ponte tra il primo e il terzo. Si potrebbe riassumere con: gente che corre, un paio di tempeste interessanti, comparse e personaggi di cui non interessava a nessuno che muoiono, entrata in scena di Brenda, gente che corre di nuovo. Di apprezzabile c’è l’abbondantissima presenza d Minho e Newt, motivo per cui guarderò anche il film pur sapendo che non è fedele al libro. I loro personaggi continuano a crescere e vengono esplorati maggiormente, un po’ come Thomas, e ho apprezzato molto.
Teresa finalmente ha smesso di essere una Mary Sue, ma non risulta meno spiacevole. Brenda… mah, insomma. I personaggi femminili non sono il forte dell’autore, ormai mi sembra evidente. Tra l’altro la presenza di un totale di due personaggi importanti femminili, tutte e due interessate al protagonista, mi ha suscitato un misto tra fastidio e ilarità, anche perché i rapporti non sono per nulla approfonditi e l’effetto è tipo: “ma che senso ha?” A me Thomas piace come personaggio, ma non è che Minho sia meno bello o interessante, per citarne uno. Per quale motivo dovrebbero stare tutte dietro a Thomas, manco ce l’avesse d’oro?
Ho apprezzato Sonya e Harriet, ma compaiono un paio di istanti e la loro caratterizzazione e spiegazione dei ruoli si riduce ad una frase. Aris invece è fin troppo piatto come personaggio.
Il libro è pieno di azione, e come nel primo tende ad esserci poca introspezione. “Il labirinto” presentava delle idee innovative e interessanti, invece “La fuga” è a tutti gli effetti un romanzo distopico e perde buona parte della sua originalità. Rimane un buon trampolino di lancio verso il terzo.