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31) Un libro acquistato in un luogo dove di solito non ne compri
31) Un libro acquistato in un luogo dove di solito non ne compri
Questo libro viene dall'edicola... in genere non compro mai libri in edicola, ma la rivista OGGI ha deciso di far uscire una collana tutta dedicata ai libri a tema felino. Il primo uscito “Casper il gatto pendolare” lo avevo già comprato un paio di anni fa. La mia ragazza mi ha procurato le seconde due uscite in contemporanea, e “La storia di Solomon” è il primo che ho letto.
Mentre aprivo questo libro, mi aspettavo una storia vera, come nel caso di Casper (libro bellissimo di un gatto unico nel suo genere) o di “Io e Dewey”, altro bel libro sottotitolato “storia di un gatto da biblioteca” e molto coinvolgente.
Solomon, purtroppo, non segue questa idea. E' un libro che l'autrice ha deciso di dedicare al gatto che per lei è stato speciale: un gatto taumaturgico capace di curare le ferite psicologiche delle persone con la sua presenza, le sue fusa e il suo amore. Solo che io quando ho iniziato la lettura non avevo idea di tutto ciò e mi sono ritrovata a leggere la storia di un gatto di luce che si è reincarnato nel nostro mondo per aiutare la donna che, nella sua precedente vita, era stata la sua umana e ora si ritrovava a sottostare ad un marito violento e alcolizzato, e ad una lunga serie di problemi finanziari e familiari. L'idea potrebbe anche essere buona, non fosse per questo continuo parlare di angeli (l'angelo che guida Salomon e tanti altri, presentati in modo un po' troppo semplicistico), e per altri dettagli decisamente poco convincenti. Il radar felino trattato come una cosa scontata e meccanica, che per magia indica le direzioni da seguire a Salomon... sappiamo che i gatti hanno un sesto senso molto spiccato, ma un gattino da poco nato a cui basta voler raggiungere la sua umana di una vita precedente per capire in che direzione incamminarsi? Così in automatico, senza nemmeno provare a giustificare la cosa? E in alcuni punti Solomon è veramente troppo, troppo umanizzato.
Purtroppo nel libro ci sono anche alcuni elementi che attualmente non sarebbero granché accettabili, come ad esempio il vecchio preconcetto di voler far fare una cucciolata ai gatti prima di sterilizzarli per far provare loro la gioia dei cuccioli (umanizzazione pura, e uno degli incubi dei volontari), e il far vivere un gatto a scatolette Kitekat (per di più purtroppo citando più volte quello che nella nostra casa è in assoluto il gusto proibito e taboo) che ora sappiamo non essere proprio l'ideale. Ma il racconto è stato scritto nel 1993, allora le conoscenze veterinarie, la reperibilità del cibo in scatola di buona qualità e la sensibilità riguardante gli animali era diversa, quindi sono tutte cose che vanno ignorate.
“La storia di Solomon” non è la storia di un gatto, ma una favola dedicata ad un gatto. Deve piacere il genere, ma sicuramente traspare l'amore dell'autrice.
Mentre aprivo questo libro, mi aspettavo una storia vera, come nel caso di Casper (libro bellissimo di un gatto unico nel suo genere) o di “Io e Dewey”, altro bel libro sottotitolato “storia di un gatto da biblioteca” e molto coinvolgente.
Solomon, purtroppo, non segue questa idea. E' un libro che l'autrice ha deciso di dedicare al gatto che per lei è stato speciale: un gatto taumaturgico capace di curare le ferite psicologiche delle persone con la sua presenza, le sue fusa e il suo amore. Solo che io quando ho iniziato la lettura non avevo idea di tutto ciò e mi sono ritrovata a leggere la storia di un gatto di luce che si è reincarnato nel nostro mondo per aiutare la donna che, nella sua precedente vita, era stata la sua umana e ora si ritrovava a sottostare ad un marito violento e alcolizzato, e ad una lunga serie di problemi finanziari e familiari. L'idea potrebbe anche essere buona, non fosse per questo continuo parlare di angeli (l'angelo che guida Salomon e tanti altri, presentati in modo un po' troppo semplicistico), e per altri dettagli decisamente poco convincenti. Il radar felino trattato come una cosa scontata e meccanica, che per magia indica le direzioni da seguire a Salomon... sappiamo che i gatti hanno un sesto senso molto spiccato, ma un gattino da poco nato a cui basta voler raggiungere la sua umana di una vita precedente per capire in che direzione incamminarsi? Così in automatico, senza nemmeno provare a giustificare la cosa? E in alcuni punti Solomon è veramente troppo, troppo umanizzato.
Purtroppo nel libro ci sono anche alcuni elementi che attualmente non sarebbero granché accettabili, come ad esempio il vecchio preconcetto di voler far fare una cucciolata ai gatti prima di sterilizzarli per far provare loro la gioia dei cuccioli (umanizzazione pura, e uno degli incubi dei volontari), e il far vivere un gatto a scatolette Kitekat (per di più purtroppo citando più volte quello che nella nostra casa è in assoluto il gusto proibito e taboo) che ora sappiamo non essere proprio l'ideale. Ma il racconto è stato scritto nel 1993, allora le conoscenze veterinarie, la reperibilità del cibo in scatola di buona qualità e la sensibilità riguardante gli animali era diversa, quindi sono tutte cose che vanno ignorate.
“La storia di Solomon” non è la storia di un gatto, ma una favola dedicata ad un gatto. Deve piacere il genere, ma sicuramente traspare l'amore dell'autrice.
