Secondo libro del 2016 :)
Questo libro, oltre a partecipare alla Reding challenge, partecipa anche al Club del libro della pagina Facebook Leggere? La mia vita
26) Un libro che abbia più punti di vista
La ragazza del treno – Paula Hawkins
Avevo votato questo libro per leggerlo come libro del mese, sia perché ne avevo sentito parlare positivamente ed ero curiosa, sia perché la didascalia sulla copertina mi attirava. “Non guarderete mai più un finestrino con i vostri occhi”. Beh… non proprio. In realtà in questo libro non c’è niente di sensazionale come promesso. Ho preso abbastanza spesso il treno, e giornalmente l’autobus, che è pur sempre un mezzo di trasporto. So cosa si prova a fissare il finestrino, a lasciare andare i pensieri, a guardare oltre e immaginare situazioni, vicende, così quella frase aveva stuzzicato la mia curiosità.
il libro parla, in breve, delle vite disastrate di tre donne. La protagonista è Rachel, non è un personaggio di carattere, non ha carisma. E’ un’alcolista, è disoccupata, tutti i giorni prende il treno fingendo con la sua coinquilina di avere ancora un lavoro. Tutti i giorni fissa una villetta in particolare, guardandone gli abitanti e immaginando la loro vita, al punto di inventarsi addirittura i nomi. Mi chiedo se sia effettivamente possibile vedere così bene da un treno in corsa, la scrittrice avrebbe almeno potuto avere l’accortezza di dire che la villetta si vedeva dalla stazione, con il treno fermo, ma forse sono io ad essere troppo puntigliosa. Rachel è una persona senza uno scopo, che proietta la tua vita ideale nelle fantasie riguardanti due sconosciuti in un modo abbastanza morboso. La villetta in questione è vicina a quella dove un tempo abitava lei, con il suo ex marito, che ora ha un’altra donna. E’ Anna, praticamente uno stereotipo che cammina. Bella, sempre pronta a criticare Rachel per il suo aspetto fisico (come se essere “cicciona” fosse chissà quale gigantesco difetto), con una figlia ma intenta a fare la mamma svogliata che vorrebbe fare shopping e che preferiva fare l’amante per il gusto del brivido. Sembra fatta apposta per risultare sgradevole. Alla fine è solo un’altra donna fragile (in questo libro ce n’è qualcuna di troppo), attaccata al marito, alla figlia. Magari un po’ superficialotta, spaventata da Rachel (non che la si possa biasimare per questo), poco piacevole da leggere. Anche Megan è un cliché fatto personaggio: la classica ragazza sbandata che non è mai riuscita a riprendersi, e che alla fine ci finisce morta.
I tre uomini presenti nel romanzo pur senza essere figure principali né voci narrative, sono anche loro personaggi sgradevoli. Lo psicologo, forse l’unico che alla fine non ha fatto niente di male, è stato scritto in modo che ispirasse ambiguità. E’ il personaggio che l’autrice ad un certo punto vuole far credere che sia l’assassino, ma non è molto convincente. Comunque rimane poco interessante. Scott, marito di Megan, è instabile e dubbio. Tom, ex marito di Rachel e marito attuale di Anna, viene svelato pian piano ma inizia a diventare sgradevole ben prima del finale, quando Rachel racconta in modo approfondito la sua storia. Un uomo che non solo non aiuta la moglie nel momento del bisogno prima che lei cada nel baratro, non le propone di cercare sostegno psicologico e non fa che darle contro per via dell’alcol quando sa benissimo che dietro c’è un grosso problema, ma che mette il benessere di una donna già molto provata dietro ad un viaggio a Las Vegas? E lei ci ricade pure non appena lui le mostra un minimo di compassione… Poi si è rivelato molto peggio di quello che si pensava, ma non è stato un gran colpo di scena.
Lo stile di scrittura dell’autrice è estremamente semplice, immediato. Il libro è scritto al presente, cosa che personalmente non gradisco salvo rari casi, ma che contribuisce a rendere il romando più che scorrevole. E’ un libro per tutti: non ci sono paroloni, non ci sono discorsi complicati, non c’è tanta introspezione, chiunque può leggerlo, anche sotto l’ombrellone. E’ uno stile che fa venire voglia di continuare per vedere come va a finire, ma non ti entra dentro e non ti fa sentire coinvolta nel profondo. Rachel dice molte volte di sentirsi imbarazzata. Si sente imbarazzata più o meno di continuo, ma questo imbarazzo non è percepibile leggendo. E’ scritto lì, tu sai come si sente perché è messo chiaro su carta, ma non lo percepisci su te stessa tramite le parole dell’autrice. Anche l’alcolismo di lei non è molto convincente. Ci sono autori che con le loro parole saprebbero convincerti anche delle cose più assurde, perché sono spiegate talmente bene che all’interno dell’universo di quel libro diventano perfettamente plausibili, Paula Hawkins invece ti fa venir voglia di aprire google per informarti meglio sull’argomento e capire se funziona davvero così, con tanto di dubbi annessi.
Tirando le somme, è un libro perfetto per chi legge senza troppe pretese e senza notare le imperfezioni e i punti interrogativi riguardanti la trama. Va bene per chi non si focalizza sui personaggi ma sul racconto, sulle vicende che si svolgono. E’ breve, poco più di 250 pagine, e la suspance non è male. Onestamente durante la prima ventina di pagine avrei smesso volentieri di leggerlo ma proseguendo ho continuato tutto d’un fiato per vedere come sarebbe finito. Assolutamente da comprare su Amazon o in versione tascabile quando uscirà, perché per quanto sia un libricino piacevole da leggere non vale il costoso prezzo di copertina in edizione rigida.
Questo libro, oltre a partecipare alla Reding challenge, partecipa anche al Club del libro della pagina Facebook Leggere? La mia vita
26) Un libro che abbia più punti di vista
La ragazza del treno – Paula Hawkins
Avevo votato questo libro per leggerlo come libro del mese, sia perché ne avevo sentito parlare positivamente ed ero curiosa, sia perché la didascalia sulla copertina mi attirava. “Non guarderete mai più un finestrino con i vostri occhi”. Beh… non proprio. In realtà in questo libro non c’è niente di sensazionale come promesso. Ho preso abbastanza spesso il treno, e giornalmente l’autobus, che è pur sempre un mezzo di trasporto. So cosa si prova a fissare il finestrino, a lasciare andare i pensieri, a guardare oltre e immaginare situazioni, vicende, così quella frase aveva stuzzicato la mia curiosità.
il libro parla, in breve, delle vite disastrate di tre donne. La protagonista è Rachel, non è un personaggio di carattere, non ha carisma. E’ un’alcolista, è disoccupata, tutti i giorni prende il treno fingendo con la sua coinquilina di avere ancora un lavoro. Tutti i giorni fissa una villetta in particolare, guardandone gli abitanti e immaginando la loro vita, al punto di inventarsi addirittura i nomi. Mi chiedo se sia effettivamente possibile vedere così bene da un treno in corsa, la scrittrice avrebbe almeno potuto avere l’accortezza di dire che la villetta si vedeva dalla stazione, con il treno fermo, ma forse sono io ad essere troppo puntigliosa. Rachel è una persona senza uno scopo, che proietta la tua vita ideale nelle fantasie riguardanti due sconosciuti in un modo abbastanza morboso. La villetta in questione è vicina a quella dove un tempo abitava lei, con il suo ex marito, che ora ha un’altra donna. E’ Anna, praticamente uno stereotipo che cammina. Bella, sempre pronta a criticare Rachel per il suo aspetto fisico (come se essere “cicciona” fosse chissà quale gigantesco difetto), con una figlia ma intenta a fare la mamma svogliata che vorrebbe fare shopping e che preferiva fare l’amante per il gusto del brivido. Sembra fatta apposta per risultare sgradevole. Alla fine è solo un’altra donna fragile (in questo libro ce n’è qualcuna di troppo), attaccata al marito, alla figlia. Magari un po’ superficialotta, spaventata da Rachel (non che la si possa biasimare per questo), poco piacevole da leggere. Anche Megan è un cliché fatto personaggio: la classica ragazza sbandata che non è mai riuscita a riprendersi, e che alla fine ci finisce morta.
I tre uomini presenti nel romanzo pur senza essere figure principali né voci narrative, sono anche loro personaggi sgradevoli. Lo psicologo, forse l’unico che alla fine non ha fatto niente di male, è stato scritto in modo che ispirasse ambiguità. E’ il personaggio che l’autrice ad un certo punto vuole far credere che sia l’assassino, ma non è molto convincente. Comunque rimane poco interessante. Scott, marito di Megan, è instabile e dubbio. Tom, ex marito di Rachel e marito attuale di Anna, viene svelato pian piano ma inizia a diventare sgradevole ben prima del finale, quando Rachel racconta in modo approfondito la sua storia. Un uomo che non solo non aiuta la moglie nel momento del bisogno prima che lei cada nel baratro, non le propone di cercare sostegno psicologico e non fa che darle contro per via dell’alcol quando sa benissimo che dietro c’è un grosso problema, ma che mette il benessere di una donna già molto provata dietro ad un viaggio a Las Vegas? E lei ci ricade pure non appena lui le mostra un minimo di compassione… Poi si è rivelato molto peggio di quello che si pensava, ma non è stato un gran colpo di scena.
Lo stile di scrittura dell’autrice è estremamente semplice, immediato. Il libro è scritto al presente, cosa che personalmente non gradisco salvo rari casi, ma che contribuisce a rendere il romando più che scorrevole. E’ un libro per tutti: non ci sono paroloni, non ci sono discorsi complicati, non c’è tanta introspezione, chiunque può leggerlo, anche sotto l’ombrellone. E’ uno stile che fa venire voglia di continuare per vedere come va a finire, ma non ti entra dentro e non ti fa sentire coinvolta nel profondo. Rachel dice molte volte di sentirsi imbarazzata. Si sente imbarazzata più o meno di continuo, ma questo imbarazzo non è percepibile leggendo. E’ scritto lì, tu sai come si sente perché è messo chiaro su carta, ma non lo percepisci su te stessa tramite le parole dell’autrice. Anche l’alcolismo di lei non è molto convincente. Ci sono autori che con le loro parole saprebbero convincerti anche delle cose più assurde, perché sono spiegate talmente bene che all’interno dell’universo di quel libro diventano perfettamente plausibili, Paula Hawkins invece ti fa venir voglia di aprire google per informarti meglio sull’argomento e capire se funziona davvero così, con tanto di dubbi annessi.
Tirando le somme, è un libro perfetto per chi legge senza troppe pretese e senza notare le imperfezioni e i punti interrogativi riguardanti la trama. Va bene per chi non si focalizza sui personaggi ma sul racconto, sulle vicende che si svolgono. E’ breve, poco più di 250 pagine, e la suspance non è male. Onestamente durante la prima ventina di pagine avrei smesso volentieri di leggerlo ma proseguendo ho continuato tutto d’un fiato per vedere come sarebbe finito. Assolutamente da comprare su Amazon o in versione tascabile quando uscirà, perché per quanto sia un libricino piacevole da leggere non vale il costoso prezzo di copertina in edizione rigida.
